24 agosto 2013

Pagliaccio

Che botta, che strazio.
La sola cosa che mi rinfresca è la certezza di non essere eterno.
Sprofondo nel bianco, accecante e fastidioso: magari avessi la consolazione del buio.
E invece mi tocca rigirarmi per la troppa luce, o consapevolezza.
Non voglio stare qui, non voglio andare altrove.
Ogni volta che gioco a dadi col destino, riesco a fare meno di uno.
Ma porca puttana.
Anche la matematica mi batte cassa.
Non riesco più ad innamorarmi ed illudermi: almeno prima avevo quel margine temporale, quei mesi di costruttiva finzione. Ora tutto è rapidissimo e fiscale. Ragazze già prese, lavori già dati, pomeriggi occupati.
Che schifo l'estate.
Dovrebbero toglierla dalla Costituzione: Art.33 comma 22 = diffida a fare vacanze, agosto viene ribattezzato PreSettembre. Che angoscia i cartelli sulle saracinesche.
E quanto trovo ridicolo trovare le persone indisponibili quando non hanno un cazzo da fare. Andiamo in vacanza per fuggire da noi stessi? Ingenui: torniamo più incattivit ed incazzati che pria.
Vorrei un amore a cui confidare tutto questo: non questo sciocco blog, alter ego di un'anima indesiderata.
Ma non sarà mai possibile: chiunque legge queste righe non ha mai trovato riscontro con la persona che le scrive.
Io stesso stento a riconoscermi.
Sono una scatola di cereali da colazione bianca e nera: non la compra nessuno. E chi assaggia trova il sapore sciocco a lungo andare. Come il mango: lo mangereste tutti i giorni? No, solo una tantum. E già al secondo morso vi pentite della scelta.
Delle volte lancio l'idea che dopo la laurea potrei dovermi trasferire e non vedere più nessuno di chi frequento. Non vengo mai preso sul serio. Perchè nessuno ha mai provato sulla sua pelle. Io sì.
Un giorno segui la lezione di matemarica a liceo, il giorno dopo sei sul treno che ti porta ad un'altra città.
<<Sentiamoci>> <<Ti verrò a trovare>> le balle di cortesia che si dicono.
Tempo due-tre mesi non ti ricordi il tuo vecchio numero civico.
Sono onesto: le persone non mi mancano mai.
Ma le cose... le giornate... i luoghi...
mi mancano sempre le cose silenziose.
I miei migliori amici non capiranno mai che non sono loro, quanto quello che fanno ad essere importanti per me. E so che inevitabilmente si prenderà strade diverse.
La mia dannata memoria, come Cassandra, mi condanna a ricordare le sentenze e gli ultimatum che lancio: ebbene, malauguratamente ci azzecco spesso.
Quindi so che mi aspetta un futuro altrove.
Con altre perone, anzi, con altri compagni di viaggio, come una lunga permanenza su un treno: ma io sono tra i pochi che sa che ad ogni fischio del capostazione, qualcuno dovrà scendere.
E tra un po' toccherà anche a me.
Allora di tutto quel viaggio, più che le persone, (involucri), mi rimarranno impressi quei bellissimi paesaggi...

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