26 maggio 2013

Far finta di essere sani

Da qualche giorno è mancato Carlo Monni.
Nome evocativo da queste parti. Ispira tanto in effetti, addirittura sembra un'onomatopea, come il "Mumble" dei fumetti. Forse per questo che Monni mi ha spinto a scrivere dopo diverso tempo. Come attore non si discute, e sicuramente non ho l'autorità per farlo, lo conosco poco artisticamente. No, mi solleticava di più usarlo come boa per navigare in altre acque. Ma in ogni caso lo saluto calorosamente, spero faccia un buon viaggio.
Monni è nato a Campi Bisenzio, quindi dietro Prato, ed ha sempre ruotato nella zona, tra Campi, Prato e Firenze crescendo come uomo e come attore, con qualche incursione a Roma, certo, ma la sua realtà è qui. In sostanza tutta la sua vita è stata qui.
Tra un mese o due saranno passati ben 10 anni da quando vivo a Prato. Continuiamo a navigare...
Non ho mai sentito una vera apparteneza a questa realtà, anche se ho trovato una dimensione per me piacevole. Come essere eternamente in affitto. Firenze, Prato, Pistoia, la Toscana, è una casa bellissima e arredata prorpio come voglio, ma non è casa mia. Probabilmente se ci nascevo me la sarei sentita ancora più stretta. E avrei preferito una casa gotica ad una rinascimentale, magari.
In questi 10 anni ho vissuto e conosciuto e sopratutto sono invecchiato, nel senso latino, accumulando esperienze e disincanti. Presumo che le persone con cui ho legato mi accompagneranno per il resto dei miei giorni, anche se non lo dò per scontato: per lavoro, per caso o per amore potrei anche essere da tutt'altra parte nel futuro. E la cosa non mi spaventa ma francamente non mi entusiasma nemmeno.
E qui ripenso al Monni.
Sono le persone che invidio di più, che riescono ad avere quella freschezza di spirito e vivere tutta la vita a casa propria. Persone che non sono mai sole, sono imparentate con tutti e probabilmente hanno sempre qualcuno con cui fare aperitivo. Ecco, lui sì che incarna la frase di Marvin Gaye "ovunque lascio il mio cappello, quella è casa mia".
Sono convinto che non mi sentirò mai veramente a casa. Ma va bene così.
Dopo anni le sbarre non le vedo più e questa prigione planetaria mi è ormai familiare.
Come Prato. Ormai la vivo, ci dormo ci mangio e tutto quello che serve a questo corpo stupido. Ma per il resto rimango chiuso.
Sono murato dentro.
Ma non voglio trovare la mia Libertà. Voglio solo provarci.
Libertà è Immaginazione.
Una volta in un giochino psicologico divertente, al concetto di "casa" disegnai un pezzo di carta con su scritto una poesia. Questa è Casa mia.
Non so se le persone che frequento colgono questa sfumatura, ma sono contento quando le invito su a Casa mia. Un caffè fatto di chiacchiere, un dolcetto fatto di silenzi. Mi piace offrire queste cose e stare in compagnìa di Coscienze più che di Persone. Masse, corpi, facce: mi opprimono.
una folla enorme che mi tira per le braccia
che mi frena, una folla che mi schiaccia
con tanti parenti abbarbicati, amori attaccati 

Già. Ma si può sempre trovare la propria Leggerezza.
A Prato, Firenze, Pistoia, ovunque. Basta ci sia un cielo da guardare.

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