16 aprile 2015

Il sosia

Sono stanco distrutto, non ce la faccio più.
Il male di scrivere ho incontrato.
Non riuscirò mai a capire se c'è della coscienza dietro a queste folgori autodistruttive.
Ho bisogno di uno psichiatra, qualcuno che confermi o smentisca questa schizofrènia.
O forse è solo bisogno di parlare con qualcuno.
Quanto è deprimente rendersi conto che non ho la forza nemmeno di comunicare le mie disgrazie; i miei vagiti non sortono nessun effetto.

è come trovarsi davanti ad una situazione speculare. E odio tutto quello che vedo.
Detesto chi è spensierato, perchè sono pieno di pensieri.
Odio la mia faccia, che continuo a strappare sulla carta, ma non se ne va, come maschere infinite e pesanti.
Odio la mia inguaribile distrazione che mi porta a dover rimediare, e sentirmi come padre di me stesso.
E poi la dolce, voluttuosa, provocante voglia di arrendersi, sparire per un poco, sparire per un molto, firmare un contratto col Nulla a tempo indeterminato.
Sono stanco di me, così prevedibile, puntualemente in ritardo, mai qualcosa di ordinario, tipo rispettare le scadenze, o essere referenziale.
Noioso come uno specchio.

Chissà cosa pensa l'altro me. Forse mi ama al contrario di me. Forse è amato più di me, riesce ad essere un tutt'uno tra il colore dei suoi occhi e il Colore nei suoi occhi. Dilemma.

L'unica soluzione che trovo in questi momenti di sconforto terrificante è peggiorare le cose: un po' di cancellature, qualche radicalismo tipo protesta contro me stesso, il padrone.
Questo mondo virtuale non fa per me, anche perchè ci sono sempre vissuto.
Che fatica ricominciare, sono esausto..

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